Le macchie sul muro

Data: 10/12/2022

Le macchie sul muro

Le macchie sul muro

I luoghi del cuore segnano la memoria e possono dare la nostalgia di tempi mai vissuti e vite che non si intrecciarono direttamente alla nostra.

Un luogo del cuore è, per me, l'angolo che chiude il lato nord del Monte di Pietà, a Catania: un alto muro ottocentesco, ritmato da belle bifore bianche neogotiche, che in una foto del 1918 fa da sfondo teatrale a un gruppo fotografico solenne, mesto per i tempi di guerra ma fiero; le alunne della terza Normale Femminile sez. A e i docenti in paglietta, abito lungo e cravattina, tra cui si riconoscono: la storica Beatrice Fagioli Vaccalluzzo, il direttore Domenico Restivo, un ormai canuto Federico De Roberto, suo fratello Diego, il matematico e compositore Giuseppe Marletta, dai lunghi baffi a manubrio, il pedagogista Eduardo Taglialatela e altri.

Lo sfondo maestoso contrasta con l'erba, che a terra prospera selvatica, e soprattutto con una grande macchia nera di umido che, dal tetto, scende costeggiando la bifora e si allarga come un imbuto sin quasi a minacciare le teste delle ragazze disposte su tre file e i docenti, immobili sulle sedie impagliate.

Quel muro oggi persiste, identico, con la bifora e la grande macchia d’umido, fattasi forse un po' più larga, ma non poi troppo. Che cosa sono d'altronde poco più di cent’anni, per i tempi della natura?

Tutto il resto: le struggenti giovani della fotografia, gli adulti disincantati ma coi polsini inamidati, il grande edificio neoclassico, che della Regia Scuola Normale Femminile fu sede e verso cui il gruppo, fotografato in cortile, è rivolto: tutto è ormai della polvere.

Come un lieve gingillo perduto nella tempesta, il bell’edificio disegnato da Carlo Sada, non diruto dalle bombe del luglio 1943, che cancellarono la vicina chiesa di S. Euplio, fu però inghiottito dal sacco edilizio degli anni Cinquanta, e scomparve per lasciar posto a un brutto edificio di banca.

Nata nel 1861, col regno d'Italia, la più antica scuola femminile di Catania era stata intitolata, in età umbertina, a Giuseppina Turrisi Colonna, nobildonna palermitana, appassionata patriota e poetessa della prima età risorgimentale, tragicamente morta di parto a ventisei anni. Nel 1960, ormai Istituto Magistrale Statale, oggi Liceo, la scuola lasciò la sede storica, occupata sin dal 1899, e si trasferì nella sede attuale di via Filzi 24.

Nulla di quell’Italia delle fotografie del 1918 perdura, e neppure di ciò che venne dopo: non il regno sabaudo, né la gloria della Grande Guerra, né il fascismo ancora da venire e poi cancellato da un’altra tragica guerra. E neppure le magnifiche sorti e progressive della società italiana degli anni Sessanta.

Perdura, soltanto, il valore della cultura e del libero pensiero, dell’arte e delle emozioni sincere che si fanno guida e beneficio per il domani, sempre diverso, dell’uomo. Mentre scendono, pigre ma tenaci, le nere macchie d’umido che si allargano sugli sfondi residui del nostro passato, come fermo ammonimento sulle nostre teste.

Dario Consoli

 La classe 3A, Corso Normale, 1918.
(Foto tratta dal volume “Dalla R. Scuola Normale Femminile al Liceo G. Turrisi Colonna”, a cura di F. Impallomeni, Arti Grafiche Etna, p. 4)

Il presente articolo è stato pubblicato sul n. 9-10, Novembre-Dicembre 2022, di Ce.S.P.O.L.A., Notiziario Letterario cartaceo mensile del Centro Studi Panormita di Operatività Letterarie-Artistiche APS